Val di Rabbi

“- Che fai di bello quest’estate? Dove vai di bello in ferie? – vado al mare, giusto qualche giorno, ho bisogno di rilassarmi…” … ma se ho bisogno di rilassarmi non posso andare al mare!!! Se ho bisogno di rilassarmi devo andare in montagna, non al mare… … ho bisogno di sentire il vento fresco che mi spettina i pensieri. Quel vento ostinato e impertinente che soffia fino ad entrarti dentro liberando la mente. … ho bisogno di sentire la debolezza del mio corpo sotto il peso dello zaino, il pianto dei miei muscoli che inzuppa i vestiti e la forza della mia volontà che vince tutto questo. … ho bisogno di sentire che, malgrado tutto, sono stupendamente vivo! Malga monte sole alta (2053 mt) – Nikon D610, obbiettivo 60 f/2.8 (foto ottenuta dall’unione di 3 scatti) – Scatto presente nella galleria Landscapes – Malga monte sole alta (2053 mt) – sauna con vista panoramica – Nikon D610, obbiettivo 60 f/2.8 – Scatto presente nella galleria Landscapes – Alla disperata ricerca di una cartolina Ditemi che la ricordate anche voi. Parlo della sensazione della carta sotto le dita. La delicata carezza di voltare una pagina non retro illuminata… E il

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Kalipè

Kalipè è una parola che non ci appartiene.  Una parola che non troviamo sul nostro vocabolario. Una parola che arriva da molto  lontano.  Una parola che da noi non ha una propria traduzione letterale. Una parola che racchiude un concetto, un modo di vivere. Kalipè è un augurio usato nelle zone himalayane che si può interpretare cosi: ” che tu possa camminare sempre a passo corto e lento”. Oltre ad essere la parola che non ci appartiene, non ci appartiene neppure il concetto. Noi, così abituati alla nostra frenesia, così assuefatti a questo modo frettoloso e vuoto di vivere, non ci accorgiamo di vivere poco o niente. Impariamo a camminare con un passo corto e lento… impariamo a vivere il tempo, e non a riempirlo di un numero infinito di cose vuote… regaliamoci il tempo di gustare quello che abbiamo attorno… regaliamoci il tempo di viverci!    Kalipè!     …ti sei mai fermato lungo un ruscello, nel punto in cui l’acqua fa un piccolo salto? …ti sei mai seduto ad ascoltare il chiacchiericcio sommesso delle goccioline? …hai mai goduto delle loro risate quando si tuffano a testa in giù dal punto più alto? Provaci…siamo fatti di attimi…di piccoli particolari…

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Sali o scendi?

Sei mai andato a camminare in montagna da solo? Lo so, tutti dicono che è pericoloso, che non bisogna farlo. E’ verissimo! Ma io devo. Lo devo fare, a volte, per sopravvivere… Non è una sfida con qualcuno, o una dimostrazione di coraggio, è… bisogno di ritrovarsi, di riscoprirsi! Ogn’uno di noi ha il proprio modo di “parlare” con se stesso, questo è il mio! La fatica del salire, zaino in spalla, per quei sentieri che non conosco mai abbastanza, mi catapulta in un viaggio interiore fino ai più profondi meandri del mio essere.   Più salgo, di tornante in tornante verso la cima, più scendo, di girone in girone verso il mio abisso… tanto che non distinguo più se il fiato sempre più corto e il ritmo sempre più frenetico del cuore siano dati dallo sforzo fisico o da quello interiore. Quando parto per questi viaggi ho sempre un po’ di paura di non ritornare, paura di non riuscire a raggiungere quella pace necessaria a poter tornare “vivo” di quella vita di cui ho bisogno come dell’aria che respiro, come del battito del mio cuore… non sono fatto per sopravvivere! Campofontana e contrada Pagani – Nikon D610, obbiettivo 60 f/2.8

Val Brenta

… spesso scegliamo la comodità a discapito della bellezza! La bellezza ha bisogno di sacrificio e di coraggio per essere vissuta… Salendo da Costa verso l’altopiano dei sette comuni per il sentiero Cai 787, che porta a Valgoda, si può godere di un’ottima visuale sulla valle del brenta. Questo vecchio sentiero, usato sia per la transumanza che per raggiungere i vari terrazzamenti coltivati a tabacco ancora visibili sulla parte bassa, è stato rimesso in sesto durante la Grande Guerra per essere usato come collegamento tra la valle e l’altopiano. A noi rimane la testimonianza di un passato di sacrificio dove le genti, pur di sopravvivere, strappavano fazzoletti di terra ad un ambiente ostico, e nello stesso tempo favoloso. – Foto ottenuta dall’unione di tre scatti orizzontali a mano libera, Nikon D610, obbiettivo 60 f/2.8 AF micro nikkor – Scatto presente nella galleria Lanscapes – Nella foto si possono vedere gli abitati di Costa (destra brenta) e San Marino (sinistra brenta) in primo piano. Scendendo poi si incontrano gli abitati di Giara Modon, Sasso Stefani, San Gaetano e, in fondo tra la nebbia , Valstagna. … e lo trovi sempre un cuore in equilibrio sulla tua strada… – Nikon D610, obbiettivo

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